In my blog

In my blog

mercoledì 6 luglio 2016

Le lacrime della morte



Chi non si è mai fermato a guardare il sole. Il sole è la luce. Rappresenta il calore della vita e di tutte le cose belle del mondo. È così bello farsi consolare dai suoi raggi. Chi non ama il sole secondo voi?
Persino io che sono una creatura del crepuscolo imparai ad amarlo un giorno di dieci anni fa. Persino io che sono un ammasso di ossa ammantato di scuro.
Io, l'oscura signora, colei che voi chiamate morte!
Ero stata spesso alla vista del sole dopotutto, come anche voi saprete, non c'è luce che possa fermare la morte. Quando ella arriva, è finita. Sembra strano ma per centinaia di anni non avevo mai notato la folgorante brillantezza del sole fino a quel giorno... bello e dannato!
Iniziò tutto in un parco. Il prato di un verde vivace, il cielo azzurro e tanti cani che rincorrevano frisbee, palloni o "padroni". Per me non c'era nulla di eccezionale in quella vista... non riuscivo a capire quanto magnifica fosse quella giornata. Ero li per quello che sono stata creata: prendere la vita di un essere vivente e accompagnarne l'anima a destinazione.
La mia vittima, se così la si vuol chiamare, era una giovane donna di nome Johanna. Bella, sana, mamma di una bambina... sarebbe stata investita di li a poco da un'auto senza controllo. Non provavo nessun sentimento nel vederla giocare con la figlioletta.
Quando la macchina arrivò sbandando in curva io mi avvicinai. Dovevo prendere la sua anima e accompagnarla nel paradiso che le spettava eppure qualcosa di strano accadde.
Il corpo della donna era caduto per terra con gli occhi sbarrati e sua figlia si era subito stretta a lei.
La piccola Dianne era un angelo biondo con gli occhi azzurri.
Mi fermò. Anche se non ho un cuore che batte in petto fu come se quel giorno mi fossi ricordata com'è avere un cuore! Dentro i suoi occhi azzurri riuscì a scorgere le bellezze del mondo e nei riflessi dorati dei suoi capelli notai per la prima volta i raggi di sole.
Non so se è possibile che quei raggi riuscissero a scaldare il mio corpo morto.
Fu quello il giorno che la morte s'innamorò della vita.

Presi a seguire quella bambina. Imparai a volerle bene e m'innamorai della forza che aveva dimostrato superando il dolore della perdita di sua madre. Trovavo che fosse il ritratto della vitalità e l'allegria.
Per anni la osservai.
Cresceva e man mano scordava il dolore che io le avevo procurato prendendo sua madre,  quello stesso dolore che chissà come mai tormentava me.
Quando Dianne ebbe sedici anni io passavo ogni attimo libero ad ammirarla. Seguendola negli anni avevo imparato ad amare le piccole e le grandi cose, guardavo il sole sui suoi capelli e il cielo nei suoi occhi. So che starete pensando che è una cosa stramba ma sappiate che prima d'incontrare Dianne "la morte non aveva mai visto la vita". Poiché la figura della vita è astratta e sta nella forza interiore di ogni uomo.
Fatto sta che all'improvviso il suo nome apparve nella mia lista.
Dianne sarebbe morta!
Il solo pensiero mi trafisse l'anima, se mai ne avessi avuta una, poiché ero io a dover prendere la sua vita. Avrei preso la sua dolce vitalità e l'avrei distrutta per sempre. Provai orrore per me stessa!
Allora andai da lei, la guardai mentre scriveva una lettera al ragazzo che le piaceva. Una lettera a cui quel giovane non avrebbe mai potuto rispondere... perché io ero già lì per prendermi quella vita!
Osservai i suoi meravigliosi capelli dal riflesso dorato.
Dovevo prendere la sua anima quando in casa sarebbe esplosa la bombola della cucina, ed eccola, ignara di tutto, a scrivere la sua lettera sul tavolo più vicino alla causa delle sue e le mie disgrazie! Non avrebbe sentito l'odore di gas, non si sarebbe resa conto che accendendo il fuoco per friggere un uovo avrebbe dato il via a tutto.
E poi lo fece. Aveva acceso il gas. L'esplosione rimbombò nell'aria.
Il dolore, le schegge l'assalirono.
Fu scaraventata contro il muro.
E piano piano la vita la stava abbandonando.
Mi avvicinai. Dovevo recidere la sua vita, rubarle l'anima. Allungai la mano e la sfiorai. La sua anima era bella e luminosa proprio come l'avevo sempre vista.
Non ci riuscì. Avevo un tonfo al cuore.
Strinsi la sua anima luccicante e la sospinsi di nuovo dentro al corpo.

Sì, io che sono la morte, quel giorno ho ridato la vita a qualcuno!
Ora vago nel mondo. Gli altri mietitori mi cercano, sono stata sostituita e accusata di tradimento ma io sono tranquilla così. Continuo a fuggire dai miei simili, i mietitori che rappresentano la morte, e ad amare le bellezze della vita.
Il sole continua a brillare sui capelli di Dianne e per me questo è il senso di tutte le cose belle, grazie a quel riflesso io riesco a guardare il mondo e vederlo sul serio. La consapevolezza che la vitalità di quella ragazzina continua a brillare nel mondo è bellissimo poiché esiste qualcuno che, con la sola presenza, continua a dare gioia… e vive ancora per merito mio.
Per me questa non è una fuga o un vero e proprio esilio ma è qualcosa di molto più importante: la morte che vive, nonostante pianga la solitudine e sia in uno stato di abbandono, lei vive e prova sentimenti belli e brutti per molte, molte cose.
La morte che ha scoperto quanto è bello essere vivi!