In my blog

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lunedì 14 marzo 2016

La strada della vita





Sotto delle gonfie borse violacee i suoi occhi erano abbozzati. I capelli neri crespi, in disordine, e sul volto un'espressione cupa.
“È così che volevi finire? Così?!” ripeteva una voce dentro di lei mentre il mascara le scivolava sulle guance guidato da molte lacrime.
I tempi d'oro di Ashley Pikwell erano stati intorno ai suoi sedici'anni (ora ne aveva trenta) ed è complicato capire com'è finita lì a rimuginare.
Nata e cresciuta a Silvermoon, una tranquilla cittadina a volte fin troppo noiosa, era sempre stata una vera bellezza con un sorriso vivace e quello sguardo solare e vispo che faceva sorridere.
Quando aveva sedici anni era solita girare in bici. Una bella bici bianca con un cestino rosso dove di tanto in tanto infilava il suo carlino "Poldo". La coda di cavallo svolazzava sempre stretta da un foulard e il suo viso senza un filo di trucco era ammaliante.
Aveva solo un unico, piccolo vizio... quel suo modo strasognante di farsi inseguire dai ragazzi.
Un giorno di settembre dell'87 si era fermata al bar del paese. Poggiata la bici vicino a un albero aveva recuperato Poldo con un abbraccio e, coi suoi jeans stretti, si era diretta al tavolo dei fratelli Backet. I suoi più cari amici fin dall'infanzia.
Bobby e Dyllan Backet erano gemelli eppure così diversi che per dimostrare di essere fratelli avrebbero dovuto mostrarti i documenti.
Uno era una specie di cowboy patito di corse d'auto e musica country, senza ritegno né freni; l'altro era un bel tipo appassionato di radio e ragazze ma così serioso e affidabile da non sembrare un diciassettenne. Entrambi i gemelli, poi, amavano il rock'n roll, le sale da ballo, il cinema e lei... Ashley Pikwell.
La ragazza lo sapeva bene. Tutti e due i fratelli, in determinate situazioni, le avevano dimostrato amore.
«Voglio andare a ballare stasera» annunciò sedendosi.
«Ti porto io» aveva detto subito Bobby aggiustandosi il cappello in testa.
«E io vengo con Kathrina Savanna» esultò Dyllan.
Aveva accettato senza problemi e la sera era già davanti la finestra con un vestito stretto sul seno e la colorata gonna ampia sopra al ginocchio. Aspettava che la dodge rossa di Bobby si fermasse sul vialetto di casa.
Le luci e la musica da discoteca avevano segnato i migliori anni della ragazza ma poi, quella sera mentre ballava ridendo con Bobby vide in Kathrina l'usurpatrice di una sua proprietà. Sì, gli altissimi e scatenati gemelli Backet li voleva suoi ancora per qualche anno... poi magari avrebbe sposato Jeremia Sepkin che era più ricco e leggeva lo stesso genere di libri che piaceva a lei.
Si staccò dalla stretta di Bobby e si avvicinò all'altro che cingeva Kathrina fra le braccia, pronto per il lento.
«Dyllan, com'era quella cosa delle stazioni radio?» chiese alimentando ciò che al ragazzo piaceva, sempre, spiegare. Quello rispose subito ma lei finse di non riuscire a capire. «Andiamo fuori. Non ti sento!» disse e allontanandosi si volse agli altri e li bloccò precisando: «Stiamo tornando».
Naturalmente non tornarono per un bel pezzo.
Passeggiarono. Lui parlava della radio e del suo funzionamento, di come funziona il lavoro nelle stazioni e lei lo ascoltava con sguardo molto preso e un'espressione sensuale.
Sedettero su una panchina e lì lei lo fece suo con dei dolci baci alla francese. Insieme decisero di non dire nulla a Bobby... non ancora.
Così Bobby continuava a inseguire con amore Ashley in giro per Silvermoon e Dyllan fingeva che non fosse successo nulla fra lui e la ragazza.
Quando Dyllan iniziò a lavorare al suo progetto "Radio Silvermoon", l'altro gemello si applicava con passione alle corse d'auto e così i gemelli Backet non erano più gl'indivisibili fratelli che facevano tutto insieme.
In quel periodo Ashley Pikwell era molto intima con il composto bellone, Dyllan ma aveva trovato una perfetta armonia col selvaggio Bobby. Amava i pomeriggi a baciarsi seduti vicino al mare con uno mentre l'altro era a correre ma adorava anche le serate a sfrecciare sulla macchina rossa fino in discoteca o al fast-food.
Di ritorno da un pranzetto con amici Ashley guardava Bobby che guidava.
La cappotta abbassata, il vento fra i capelli e i movimenti bruschi della macchina su quel terreno incolto.
«Perché devi sempre trovare scorciatoie fuori strada?» chiese con un mezzo sorriso.
Quello ricambiò il sorriso e poi guardò avanti. «Non ti da un senso di libertà?» domandò. Accelerò tenendo salde le mani sul manubrio. «Guarda bene avanti! Non sai dove finisce e non ci sono strade corrette da seguire!» urlò mentre il cappello da cowboy gli ricadeva all'indietro.
Fissando i suoi capelli selvaggi ondeggiare al vento e il cappello rimasto legato al suo collo tramite un laccio, lei scosse la testa. «Non ci sono strade corrette da seguire e non sai dove finisce, eh?» domandò sarcastica ma fissò davvero avanti a sé e vide solo erbaccia, terreno sterrato e qualche cespuglio di more qui e là. L'unica sicurezza era che Bobby evitava di schiacciare proprio le more, per un attimo pensò fosse perché gli piacevano ma dopo sospettò fosse perché quei cespugli avevano le spine.
«Non vedo nulla d'eccezionale» commentò sarcastica.
«Vuoi vederlo?», chiese ridendo lui ,«Allora tieniti forte». Accelerò. La macchina sobbalzava ancora di più. Il vento era più forte. Non sembrava essere cambiato molto, a parte la velocità, poi però sgommò e curvò. Si buttò verso la collina e sembrò che l'auto a tutto gas vi fosse saltata sopra, e poi di nuovo giù con un balzo.
Oltre la collina sporgeva quel promontorio erboso che s'ergeva sul mare brillante al sole. L'odore di salsedine si respirava come fosse parte stessa dell'aria in quella zona.
«Ya-hoo!» vociò a pieni polmoni il cowboy sterzando proprio in bilico a quel burrone sotto il quale scintillava quell'acqua limpida e lucente.
Il brivido si era fuso con la fiducia che Ashley provava. S'alzò in piedi e con tutta la voce che aveva gridò: «Ya-hooooo!»
In quell'attimo il foulard a pois verdi e viola le scivolò via liberandole i capelli. La sua lunga chioma svolazzava libera al vento senza che se ne fosse resa conto mentre la dodge frenava.
«Dove vai?» chiese sconcertata di vederlo scendere e correre via. Si volse indietro e lo guardò inseguire il suo foulard trasportato dal vento. Rise di gusto.
«L'ho recuperato» esultò lui risalendo in macchina. Gli e lo porse.
«Tienilo tu», disse e sorridendo lo prese e gli e lo legò al collo, «un regalo per il mio scapestrato cowboy preferito!».
Si sorrisero con il cielo che azzurro li guardava e il mare che profumava l'aria.
Le sembrò che lui si fosse mosso per baciarla e così volse lo sguardo altrove e accese la radio. Risuonò proprio la voce dell'altro gemello che annunciava una canzone dei Beatles. "Yesterday".
Lui la fissò mentre a occhi chiusi ascoltava quella canzone iniziare. Per quanto tutti credessero che lui fosse un tipo distratto e superficiale, Bobby non lo era affatto. Sapeva che lei doveva già essersi sbilanciata con suo fratello, aveva già percepito quando e ne immaginava il come. «Non c'è bisogno che tu e Dyllan mi nascondiate che è nato qualcosa, ok?», disse sicuro. «Mi piaci, sì, ma me ne farò una ragione».
Ashley lo fissava sorpresa di così tanta schiettezza.
«Davvero, mi va bene... la cotta per te mi passerà».
Scosse il capo. Non era poi così certa di voler essere dimenticata. Lo guardò e sorrise decidendo che non voleva rispondere ma solo guardarlo dolcemente.
Lui rispose all'occhiata e poi, in fretta, tornò a mettere il moto.
Dapprima la ragazza era rimasta in bilico senza dimostrare nulla. Non voleva sbilanciarsi o ammettere ciò che Bobby aveva già capito.
Avvenne un pomeriggio al mare. Con lei e i due fratelli Backet c'era Kathrina Savanna, avvinghiata a Dyllan. Continuando a scherzare serenamente Ashley provava a ignorare ma senza risultato. Non riuscì a trattenersi e alla prima occasione sbaciucchiò Dyllan, il suo ragazzo.
Di certo Dyllan era stato piacevolmente colpito di poter uscire allo scoperto e l'aveva stretta a sé con disinvoltura.
Mentre le loro labbra erano dolcemente unite Ashley scorse lo sguardo dell'altro gemello. Le si spezzò il cuore scorgendo il suo sorriso sforzato e gli occhi lucidi. Chissà se fu l'unica a notarli per quel breve istante poiché Dyllan, nonostante si fosse sempre preoccupato per il fratello, non sembrò allarmato di incrociare poi il suo sguardo.
Era sempre rimasto tutto come prima. Lei e i gemelli Backet ridevano e scherzavano come sempre, andavano insieme al mare, uscivano con gli amici comuni. L'unica differenza era che lei e Dyllan formavano una bella coppia, acclamata da tutti, mentre Bobby li guardava con un sorriso un po' stentato.
Negli anni avevano continuato a essere così.
La radio di Dyllan era ora molto popolare anche nelle cittadine attorno a Silvermoon, e un fonico di una radio di New York si era dimostrato interessato ad affidargli la conduzione di un programma serale. La paga era buona e l'idea di vivere a New York a Dyllan piaceva da morire.
La dodge rossa di Bobby invece non lo stava portando lontano. Era solo l'assistente del vecchio meccanico di zona e faceva sempre le sue stupide corse... stupide perché nel gennaio dell'89 aveva quasi perso la vita in un incidente.
A diciannove anni, nel '90, Ashley Pikwell si era resa conto di non avere più uno straccio d'ammiratore se non il fratello del suo ragazzo. Il suo modo di vestire le appariva ora serioso, ed erano anni che non saliva in sella alla sua bici portando l'ormai anziano cane Poldo nel cestino. Era felice nonostante continuasse a chiedersi perché Bobby portava ancora il suo foulard al collo.
All'inizio Dyllan partì per New York da solo.
I capelli neri di Ashley furono stretti con un fiocco di seta, anche se quel nuovo foulard grigio, rosso e blu era un po' strampalato. Poldo rimise piede sul cestino e l'anima della ragazza si lasciò riprendere dalle vecchie abitudini.
Le era mancata la sua bici ma le mancava anche passeggiare mano nella mano col suo Dyllan. Il suo Dyllan che da New York le aveva mandato un peluche enorme e un mazzo di rose con un biglietto che diceva: "Se lo vorrai l'anno prossimo ti sposerò".
Quella sera al chiaro di luna Bobby la stava riportando a casa, avevano già riaccompagnato l'amica Meg Reinalt ed erano rimasti un poco in silenzio. Non capitava più spesso che restassero soli sulla sua dodge o durante le serate insieme.
«Meg ha una cotta per te» scherzò Ashley.
«Non m'interessa anche se è carina».
La ragazza guardò i suoi capelli che svolazzavano al vento e l'espressione corrucciata, infine osservò quel foulard al suo collo. Le moriva dentro quella domanda ogni volta che provava a farla, eppure quella volta sentì che era il momento, forse la sua unica occasione di trovarne il coraggio. «Bobby», disse notando che lui l'aveva subito guardata di sottocchio, «perché dopo quanto… quattro anni? Hai ancora quel foulard al collo?»
La domanda aveva avuto un effetto sorprendente sul ragazzo. L'aveva fissata con sorpresa e poi era tornato nervosamente con gli occhi sulla strada. I suoi occhi erano lucidi. «Che domanda è? Non lo hai sempre saputo?» chiese cercando di sviare ma dando una risposta fin troppo esplicita.
«Vorrei dirti ciò che provo però non posso...» sussurrò. In realtà lei si chiedeva come sarebbe stato passare quattro anni su quella macchina con lui mentre i capelli al vento svolazzavano e le loro voci urlavano "Ya-hoo!" eppure aveva preferito un "per tutta la vita" con Dyllan. «Io voglio sposarmi e avere tanti figli» mugolò.
«Dyllan è il perfetto padre e marito. Chiaro.» l'interruppe bruscamente Bobby. Il suo tono era duro e freddo come se sapesse perfettamente cosa pensasse lei e non voleva sentirglielo dire. «L'ho sempre saputo.» disse e sorridendo «Guarda che accelero se continui a parlare».
Nonostante quel discorso finì lì, in un avviso e una risata, all'improvviso Ashley si era ritrovata a stare al fianco di Dyllan scambiandosi sguardi con Bobby. Per anni lei continuò a incrociare gli occhi di lui e sentire come gli parlassero, come se le confessassero tutta la passione e l'amore che il ragazzo provava per lei.
Il matrimonio unì Dyllan e Ashley ma bastava uno sguardo di Bobby per separare il cuore di lei da quello del marito.
L'anno dopo Bobby sposò Kathrina Savanna e all'improvviso smise di guardare sua cognata con quello sguardo che diceva più dei "ti amo" già rari di Dyllan.

Il tempo scorreva.
Gli anni sfioravano e intrecciavano le loro vite.
Mentre il matrimonio di Ashley iniziava ad andare a rotoli, l'angoscia dell'ormai donna accresceva.
Il suo rimorso di ogni giorno si chiamava Bobby Backet.
Guardava i colletti delle camicie di suo marito sporche di rossetto e invece di reagire si chiedeva: "Chissà se Bobby tradisce Kathrina?". Tutte le volte che, dopo una scenata di gelosia, Dyllan le strillava contro le peggiori offese pensava a Bobby e si chiedeva se urlava mai così con sua moglie o i suoi figli.
Ora era lì, a trent'anni.
Sotto delle gonfie borse violacee i suoi occhi erano abbozzati.
I capelli neri crespi, in disordine, e sul volto un'espressione cupa.
“È così che volevi finire?! Così?”, continuava a ripeterle una voce dentro di lei, mentre il mascara le scivolava sulle guance guidato da molte lacrime.
Il suo Dyllan, quello serioso, affidabile e pronto a esser un padre fantastico e un buon marito l'aveva picchiata, nella stanza accanto a dove dormivano i loro bambini solo perché non voleva chiudere la relazione con la sua assistente.
Lei si stringeva l'addome insanguinato e fissava terrorizzata la forbice da giardino che suo marito aveva in mano.
«No... non volevo finire così», mugolò chiudendo gli occhi e con un fil di voce, «voglio solo tornare sui miei passi...»

Che shock ritrovarsi su quella dodge rossa con Bobby che non portava il suo foulard perché ce l'aveva ancora lei fra i capelli.
«Ya-hoo!» urlava con quella sua aria selvaggia che, ora, Ashley sapeva avrebbe contenuto diventando un bravo meccanico con una moglie (che sta volta desiderava tanto essere lei) dei figli, un cane e una casetta a Silvermoon.
Ora Ashley avrebbe potuto scegliere.
Rise. «Ya-hoo!» urlò alzandosi in piedi e poi ripeté quello che lui le aveva detto sulle corse d'auto e che a lei risultò vero anche nella vita: «Non sai dove finisce e non ci sono strade corrette da seguire».

Un po' invecchiato in viso ma sempre di una bellezza selvaggia, visto i suoi modi e i capelli lunghi, Bobby Backet stava guidando la sua dodge rossa.
Si volse a guardare Ashley al suo fianco.
Gli occhi chiusi. Il viso ancora privo di rughe. I capelli in disordine e il mascara che colava sulle guance.
La sentì dire "Ya-hoo" e dopo udì quella frase che per lui aveva segnato il momento più importante fra loro. Non si aspettava che la ricordasse, e quando i suoi nipoti lo avevano chiamato nel bel mezzo della notte avvisando che Dyllan la stava picchiando e chiedendogli di portarla in ospedale, non si era certo aspettato di vederla morire sulla sua auto rincorrendo i ricordi... o forse i rimpianti?