giovedì 6 aprile 2017

L'oscurità

C'era un vecchio, magro e gobbo, che guardava sempre giù dalla collina. Dicevano che era un uomo saggio in grado di dare buoni consigli.
Un ragazzo un giorno lo avvicinò. Reduce da una tragedia nella sua vita, voleva tanto l'aiuto di qualcuno. Cercava un angelo terreno capace di tendergli la mano.
«Perché secondo lei esiste la morte?» chiese il giovane appoggiandosi alla ringhiera di legno.
Il vecchio si volse a guardarlo. «Perché senza, sarebbe la vita a perdere significato» rispose.
«E qual'é il senso della vita?»
«Vivere».
Il giovane lo fissò sorpreso. Sperava che quel vecchio gli avrebbe trasmesso un solo,  stupido, motivo per cui amare la vita. «Come si può vivere e basta?» domandò.
Il vecchio sorrise. «Nasciamo da un turbine buio e continuiamo a lasciarci avvolgere dall'oscurità», disse guardando oltre quella collina, «il buio è tristezza, solitudine, odio, dolore e, sopratutto, morte. Non pensi anche tu?»
«E perché allora dovrei voler vivere?» domandò.
Il sorriso del vecchio aveva un che di consolante. «Perché vivere vuol dire rinunciare a quel buio e aggrapparsi a cose belle, figliolo».
Il sorriso del vecchio mentre gli parlava si era impresso nella mente del ragazzo che comunque, una volta lontano, non aveva di certo creduto a quelle fandonie. Per lui non poteva esserci idiozia peggiore, visto che era sopravvissuto a un incidente dove aveva perso i suoi due fratelli minori.

Passarono gli anni. Quel vecchio aveva continuato sempre a guardare giù dalla collina, anche quando aveva perso il proprio figlio a causa del cancro. Tutti ammiravano il modo in cui il vecchio continuava ad amare la vita e a dispensare consigli con un sorriso, forse un po' più malinconico, ma sempre presente sulle sue labbra. Quando il vecchio morì i suoi cari precisarono che si era portato quello stesso sorriso dentro la bara di legno che avrebbe per sempre conservato l'ultima parte di lui.

Il sentiero che arrivava alla curva più alta della collina era sempre lo stesso.
La vista giù era cambiata. Ora non c'era più aperta campagna, da quel lato della collina, ma una bella zona cittadina dove spiccava il grande centro commerciale, aperto proprio nell'ultimo anno. Gli anni avevano reso quella vista un po' più moderna, eppure la natura continuava a spiccare vivace.

Da tempo non c'era più quel vecchio eppure, proprio quella sera un altro vecchietto si era posizionato in quella curva fra erba e margherite.
Guardava l'orizzonte con un sorriso.
«Nonno, guardi il centro commerciale?» aveva urlato un bambino accorrendo a quella vista strepitosa.
Era come se il tramonto si stagliasse sopra quella grande costruzione, riflettendo i suoi colori allinterno delle grandi vetrate.
«Guardo quanto è straordinaria la vita» rispose, e notando lo sguardo interrogativo del nipote «una volta quando ero giovane ho chiesto a un vecchietto, che stava sempre qui, il senso della vita. Non ho creduto alla sua risposta eppure, in cuor mio, invece di arrendermi alle difficoltà ho sempre ripensato a quello che mi disse, mi ha dato forza. Grazie a questo ho continuato a vivere, ho incontrato tua nonna, ho avuto tua mamma e ora, ho anche te. La vita mi ha donato tanto!»
«E cosa ti aveva risposto quel signore?» domandò il piccolo.
«Che l'oscurità serve a rendere più luminosa la luce. L'ho imparato dopo ma è così: dopo che hai sofferto tutto diventa speciale e vale la pena stringere i denti per andare avanti» rispose.

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