In my blog

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venerdì 2 ottobre 2015

Aspettando la morte.




La torre bianca sembrava toccare il cielo.
La balaustra che s'affacciava a corte delle sale principali del castello era illuminata dal sole del meriggio. Il cielo così limpido e azzurro.
Una dama si ergeva bella come il riflesso della Dea Venere sulla terra. Le braccia incrociate davanti al petto sulla balaustra, i capelli che ricadevano in vivaci riccioli neri ebano, il viso tondo e roseo ravvivato da quelle piccole labbra carnose. Vestiva di seta e organza, nastri e di una tonalità blu acceso... come i suoi occhi. La duchessina di Hergik aveva una bellezza innata e si diceva fosse innamorata del giovane cavaliere che accompagnava sempre il conte Darius Follegni, il più importante dei suoi pretendenti.
Anche quel giorno lei sembrava essersi perduta nella contemplazione del bel cavaliere mentre questo si occupava dei loro cavalli alle stalle. La bella fanciulla lanciò uno sguardo alla sua dama di compagnia che era troppo impegnata ad ammiccare fissando il suo adorato garzone del castello. Scosse il capo e s'allontanò di soppiatto, scese le scale fissando sempre la sua meta.
"Ralph Ximer" si ripeteva ed il cuore le esplodeva in gola.
«Buondì, cavaliere» lo salutò. Incrociò i suoi occhi e sentì come dentro di lui ardeva lo stesso amore che provava lei. Lo vedeva chiaro nel suo sguardo.
«My lady Candice» risuonò profonda la sua voce.
Si guardarono.
Dopo essersi salutati tutto era superfluo, sapevano perfettamente cosa l'altra voleva dire e cosa avrebbe risposto lui.
«Sai se ripartirai?» domandò lei.
Lui si tirò indietro i capelli biondi, crespi visto che il vento li aveva tormentati durante la cavalcata di quel giorno. «Non finché il conte pensa di avere una possibilità per la vostra mano»
«Gli darei persino me stessa pur di non vederti partire» si avvicinò e guardando le sue mani grandi poggiate sulle briglie di un magnifico puro sangue sorrise. Allungò timidamente la mano e gli e la poggiò sopra. «Se lo rifiuto invece, potrò mai rivederti?»
«Vorrei fuggire dall'onore d'essere cavaliere ed abbandonare il signore che servo ma non posso...» sussurrò lui guardando quei magnetici occhi blu. Lo avevano stregato, ammaliato!
«E se accettassi il corteggiamento del tuo padrone continueresti ad amarmi?» il tono della fanciulla era quasi inquisitore. Lo fissò con più impeto e dopo domandò: «Riusciresti a toccare le mie labbra con le tue mentre ci ritroviamo al fiume?»
«Non potrei più»
Annuendo la bella fanciulla sospirò. Era incappata in un amore impossibile e se ne rendeva perfettamente conto eppure non riusciva ad odiare quella magnifica sera in cui si erano incontrati al fiume. Lei ed il suo bellissimo cavaliere.
Lei, lui e tutte quelle sere che si erano rincontrati. Quanti baci le aveva rubato e quanti sogni le aveva ucciso.
«Non sopravviverei vedendoti dentro queste mura senza poterti avere» mugolò e ritirando ora la mano «sarò così crudele col tuo signore cossiché non torniate mai più».
Il cavaliere la guardò a malincuore. Sentirle dire così era un tormento per le sue orecchie.
«Candice» sussurrò sottovoce come se persino il vento poteva sentirlo «potrei dirti che ti dimenticherò, che andrò avanti lasciandomi alle spalle questo amore impossibile ma ti giuro non è così». La guardò con gli occhi lucidi. La sua voce tremava flebile mentre l'espressione si faceva cupa. «Io vivrò ogni giorno come cavaliere d'onore» disse «ma sarò già morto. Morto senza i tuoi occhi, morto senza le tue labbra, morto soffocando l'amore che provo.» una piccola lacrima gli scivolò via su una guancia «Sarò morto aspettando di smettere di vivere perchè, anche se quì ci è stato negato, Dio nei cieli non ci negherà la possibilità di amarci. Io vivrò tutta la vita col vuoto nel cuore poiché una volta nel paradiso dei cieli potrò viverti».
Fissandolo con aria presa la fanciulla si lasciò sfuggire dei singhiozzi tormentati. «Allora, mio amore, anche io sono già in balia della morte... aspettando di potermi riunire a te» sussurrò e guardando il conte che s'avvicinava sottovoce aggiunse: «Ti dico addio ed accolgo l'attesa della morte, quando sarà arrivata giuro ti ritroverò».
Si narrà che l'attimo in cui Lady Candice Hergik rifiutò la mano del povero Darius Follegni fu teatrale e che mai la bella fanciulla era stata così spietata e deplorevole. Per molti anni il conte rifiutato evitò le fanciulle a corte. Si vociferava di una profonda ferita al suo orgoglio che stava tormentando il suo animo.
Una ferita che si estendeva in odio poiché nonostante avesse finto di non aver capito in realtà conosceva bene il motivo di quel rifiuto. "Ralph Ximer" si ripeteva. Sapeva che il suo fedele cavaliere aveva sempre mantenuto il giuramento di cavaliere verso la sua casata, non lo aveva tradito o abbandonato. Lo guardava ogni giorno, a volte gli sembrava che soffrisse più di lui. Rinunciare alla bella Candice per l'onore verso una casa di nobili... era così ammirevole!
Troppo, visto che lui invece si era indebolito a un rifiuto, visto che tutti vedevamo il solcro che lui, un "conte", si portava dietro.
Così col passare degli anni la ferita divenne un cumulo di risentimento poi rabbia ed infine odio puro.

La notizia che il conte fece condannare il suo più fidato cavaliere fece il giro delle contrade attirando la dolorosa presenza di una contessina che in quegli anni aveva rifiutato ogni tipo di corteggiamento. La sua bellezza per le strade del regno di howghen aveva lasciato il segno nei ricordi di chi l'aveva vista. I riccioli nero ebano, il magnifico viso tondo, le labbra rosee come un bocciolo di rosa e quegli occhi, blu come la notte e scintillanti come il mare illuminato dai raggi di luna. Avvolta in un vestito color pesca col bustino stretto in vita e le ampie gonne.
Aveva indugiato nella piazza principale, davanti al patibolo delle impiccaggioni.
Le lacrime e i singhiozzi la facevano tremare mentre fissava il suo amato cavaliere che dondolava pensoloni col cappio al collo. Qualcosa che nessuno avrebbe mai voluto vedere, poteva segnare l'inizio di una ulteriore tristezza eppure nel suo cuore echeggiavano le parole del suo perduto amore. Corse alle mura, più disperata che mai.
Chi la vide da vicino quel giorno racconta di aver scorto un sorriso sul suo viso.
Passò vicino alle guardie per le mura di ronda, fino ad arrivare sopra la piazza.
Si buttò e sembrava quasi volasse in quella sua maestosa bellezza che la portò a morire proprio ai piedi del patibolo dove giaceva già il suo perduto amore.
Sembrava quasi che il cadavere del cavaliere la fissasse con aria triste, con quei suoi occhi spenti e sbarrati di fronte alla morte.
Si narrà che pochi minuti dopo la morte della bella Lady Candice si siano udite delle risate allegre e felici e che i presenti non abbiamo mai capito da dove provenissero.
Io personalmente, che sono una guardia reale e faccio la ronda a quelle stesse mura ogni notte posso dire solo una cosa... nelle notti di luna piena, quando la luce illumina abbastanza la piazza ho visto una coppia di spettri che passeggia tenendosi per mano ed ho sentito le loro risa.
Lui ripete sempre che aspettava con ansia di vivere con lei dopo la morte e lei lo ringrazia ogni attimo di averla aggrappata in volo.

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